Un cambiamento significativo è all’orizzonte per il commercio delle auto elettriche tra l’Unione Europea e la Cina. Le due potenze economiche stanno considerando un approccio inedito, che prevede l’introduzione di prezzi minimi per i veicoli elettrici (EV) prodotti in Cina e venduti in Europa, in sostituzione del sistema attuale basato su tariffe doganali. Secondo quanto annunciato dal Ministero del Commercio cinese, le negoziazioni tra i due blocchi dovrebbero iniziare a breve.
Questa discussione segue l’innalzamento delle tasse d’importazione imposte dalla UE sulle auto elettriche cinesi nell’ottobre 2024. Le nuove tariffe ammontano al 17% per i veicoli di aziende come BYD e a un notevole 35,3% per quelli di SAIC, oltre all’imposta standard per l’importazione di automobili. I prezzi minimi potrebbero quindi rappresentare una soluzione alternativa a queste tariffe, se entrambe le parti raggiungeranno un accordo.
L’Associazione dell’industria automobilistica tedesca VDA ha espresso preoccupazioni in merito alle tariffe, sottolineando come queste possano compromettere le regole del commercio globale e avere conseguenze negative sulle catene di approvvigionamento internazionali e sulla crescita economica. I dati indicano che nei primi due mesi del 2025 sono stati spediti oltre 50.000 veicoli elettrici a batteria dalla Cina all’UE. Nel frattempo, le vendite di veicoli ibridi plug-in, attualmente non soggetti a tariffe europee, hanno registrato un clamoroso aumento del 892%, con 25.900 unità immesse sul mercato europeo nello stesso periodo.
Nel 2023, i marchi cinesi di auto elettriche come BYD detenevano circa l’8% del mercato europeo degli EV a batteria. La loro crescita ha subito un rallentamento dall’introduzione delle tariffe da parte della UE l’anno scorso. In confronto, le esportazioni di veicoli elettrici a batteria dall’UE verso la Cina sono state limitate, con soli 11.499 veicoli esportati nel 2023, e non si prevede un incremento significativo a breve.
Per fronteggiare la situazione delle tariffe, alcune aziende cinesi stanno esplorando la possibilità di costruire veicoli direttamente nell’UE. Ad esempio, BYD prevede di avviare la costruzione di uno stabilimento in Ungheria entro la fine dell’anno. L’introduzione di prezzi minimi per gli EV cinesi potrebbe contribuire a creare condizioni di parità, evitando che questi veicoli vengano venduti a prezzi significativamente più bassi rispetto ai loro omologhi europei.
Tuttavia, ci sono preoccupazioni che la fissazione di prezzi minimi possa comportare un aumento dei costi per i consumatori, rallentando così l’adozione dei veicoli elettrici. Le case automobilistiche europee, tra cui colossi come Volkswagen e Stellantis, stanno già affrontando delle sfide nel confronto con le auto elettriche cinesi più economiche. I produttori tedeschi sono particolarmente allarmati per le tariffe, temendo una possibile risposta della Cina con tasse sui veicoli europei di fascia alta.
Il settore dei trasporti rappresenta una fonte significativa di inquinamento nell’Unione Europea, costituendo circa un quarto delle emissioni di CO2 nel 2019, gran parte delle quali derivano dai veicoli stradali. L’innalzamento dei prezzi degli EV cinesi potrebbe complicare il raggiungimento degli obiettivi europei per una mobilità più sostenibile e potrebbe prolungare la vita utile dei veicoli a motore a combustione interna. La produzione di veicoli elettrici da parte delle aziende cinesi all’interno dell’UE potrebbe contribuire a ridurre l’inquinamento associato al trasporto delle automobili. Tuttavia, il beneficio ambientale complessivo dipenderà dalla sostenibilità energetica delle fabbriche europee.
Infine, l’UE si preoccupa di tutelare le proprie industrie verdi emergenti da un’ondata di importazioni economiche dalla Cina. Sebbene questo possa stimolare l’innovazione in Europa, comporta anche il rischio di compromettere le relazioni commerciali internazionali.
Fonte: www.arenaev.com